Elevata qualità degli organi Carrera

Nel panorama dell’organaria lombarda del XIX secolo occupa una posizione di tutto rilievo la Famiglia Carrera e De Simoni-Carrera di Legnano. Il Serassi nella sua opera Sugli Organi pubblicata nel 1816, cita tra le figure più rappresentative della Scuola Lombarda i Carrera che godevano di un’indiscussa fama presso i contemporanei. Numerose sono infatti le testimonianze di stima e di ammirazione sottoscritte da personalità di quel tempo. Maroni-Biroldi in una sua lettera datata 1857 dice di vedere nei Carrera “… gli antesignani della giovane scuola che, animata, tormentata da un ardente desiderio di progresso, ha dato da pochi anni all’arte un tale impulso che l’ha condotta ormai ad una relativa perfezione”.

L’arte organaria dei Carrera ha costituito e costituisce ancor oggi un centro di particolare interesse per gli studiosi dell’organo classico italiano, nonostante si siano andate via via celando le tracce della loro attività.

La fama dei Carrera ha dovuto contare su poche, anche se autorevoli, testimonianze ma il riconoscimento della paternità dei Carrera su alcuni organi rende possibile la formulazione di un giudizio più attuale e completo sul valore artistico di questa casa organaria che deve essere considerata fra le più celebri dell’Ottocento italiano.

Nonostante lo stato di conservazione di buona parte degli organi lasci alquanto a desiderare, tuttavia è in essi possibile riconoscere le caratteristiche essenziali che li pongono a livello di inimitabili opere d’arte in se stesse compiute.

Innanzitutto la raffinata cura nella lavorazione del canneggio. Raro, se non impossibile, riscontrare nella produzione organaria contemporanea lo stesso rigore e la precisione posti dai Carrera nella fattura delle canne di metallo, riconoscibili anche ad occhio profano per l’equilibrata accuratezza delle saldature.

Si tratta di un’eleganza artigianale che trova l’equivalente artistico nella raffinata e composta eleganza fonica che caratterizza il ripieno, la tipica e fondamentale piramide sonora dell’organo italiano classico.

È una fisionomia inconfondibile, quella del ripieno Carrera, che non solo si stacca dai ripieni dell’epoca, bensì raggiunge altezze di autonoma ed individuale intuizione. In tale prospettiva i Carrera meritano senza riserve il titolo di Caposcuola, proprio perché, in un periodo in cui gli organari venivano generalmente imboccando, senza esitazione alcuna, la via della pedestre imitazione serassiana, seppero imporre una personalissima fisionomia fonica, frutto di un naturale quanto prodigioso intuito musicale combinato con un eccezionale equilibrio discriminatorio nella definizione delle personalità foniche dei singoli registri.

Il loro ripieno, infatti, si fonda su dei principali che sanno contenere la loro peculiare natura robusta in modo tale da permettere alle file di ripieno di estrinsecarsi liberamente nel delicato gioco degli armonici, così da creare un amalgama sonoro di cristallina trasparenza e permeato da una volontà di coesione di inimitabile naturalezza.

Se il ripieno costituisce l’impasto timbrico fondamentale e tipico della compagine fonica dell’organo italiano, non meno importanza rivestono i registri cosiddetti di concerto; quelli, cioè, che ne costituiscono la sezione strumentale.

In questo settore, caratterizzato dal gioco coloristico delle contrapposizioni timbriche, gli organari legnanesi spiccano soprattutto per la personalissima relazione dei registri ad ancia: sono ance squillanti da suono rotondo e pieno che sa dilatarsi con spontanea franchezza senza per questo sottrarsi alla ferrea disciplina delle combinazioni sonore.

A ragione i Carrera si ritenevano insuperabili nella creazione di quei violini che ancor oggi, benché appartengano ad un ideale estetico che non possiamo più condividere, si fanno apprezzare per la castigata cantabilità basata su un’emissione sonora inconfondibilmente composta, priva di quelle sbavature dolciastre e stucchevoli che sembrano essere la negativa quanto inevitabile caratteristica di tali registri.

Le realizzazioni di questa casa organaria sono parte integrante di un patrimonio artistico di inestimabile valore. È un patrimonio che l’incuria, l’ignoranza e un’irresponsabile incompetenza minacciano di portare alla completa distruzione. Più che auspicabile è quindi doveroso che il mondo della cultura si adoperi fattivamente per salvaguardare questi pochi e ineguagliabili esemplari della tradizione e della civiltà organaria. Essi soli possono fedelmente riprodurre e riproporre, alla nostra sensibilità contemporanea, le vicende musicali che hanno caratterizzato un considerevole settore della nostra storia musicale.

Nessun dubbio quindi in merito alla elevata qualità degli organi costruiti dalla Famiglia Carrera, qualità che divenne perfezione nell’organo di Cabiaglio, come si rileva dalla relazione di collaudo effettuata da Giuseppe Maspero Maestro della Cappella di Varese e da Costantino Annoni di Arcisate dilettante suonatore di organo il 28 dicembre 1835.